Viola di rabbia

La Fiorentina è fuori dall’Europa League dopo una serata da incubo, iniziata splendidamente e conclusasi con un’eliminazione dolorosissima che probabilmente chiude la stagione della squadra viola con larghissimo anticipo. Forse è stata la serata calcistica più nera dell’era Della Valle dopo la sconfitta interna per 5-0 contro la Juventus di qualche anno fa ancora a Firenze, ancora sotto la gestione tecnica di Corvino. Ci sono molti modi per perdere un incontro o per uscire da una competizione europea, purtroppo la Fiorentina di Paulo Sousa ha scelto il peggiore possibile. Illudendo tutti con la vittoria seppur sofferta nella partita d’andata a Monchengladbach grazie allo splendido gol di Federico Bernardeschi, andando addirittura in vantaggio di due gol a Firenze nella prima mezz’ora del primo tempo. Il Borussia sembrava un pugile suonato, uno di quelli che ha comunque provato a darle per primo ma che non era mai riuscito ad andare a bersaglio per lo sgusciante avversario. Sembrava appunto, quello che è accaduto nella restante ora di partita non ha alcun senso calcistico, difficile anche spiegare tatticamente e tecnicamente cosa sia realmente accaduto. Prendere 3 gol in 15 minuti in casa è un’impresa negativa difficile da realizzare, anche per una sconclusionata accozzaglia di calciatori come quella messa insieme dal ritorno in grande stile di Corvino a Firenze. Già perché un DS che in 30 anni di carriera ha lavorato nelle migliori piazze europee come Casarano, Lecce, Bologna e appunto Fiorentina, meritava evidentemente un’altra possibilità nonostante la polemica chiusura della sua prima era fiorentina. Il niente calcistico lasciato dopo il suo primo addio deve aver fatto breccia nei cuori della proprietà e del Presidente Cognigni per volerlo riportare a Firenze, strappandolo appunto alla concorrenza delle migliori 40-50 società europee. C’erano voluti 18 acquisti secchi con un altro DS e un nuovo allenatore per ripartire in maniera decente dalla fine della sua gestione precedente. Parlare di queste cose neanche alla fine di Febbraio è una delle sconfitte più cocenti dei DV che a Firenze hanno forse davvero chiuso la loro esperienza se non ci sarà una totale rivoluzione a giugno. Permettere quello che sta facendo questa gestione tecnica, è per me inaccettabile e non riesco a trovare un solo valido motivo perché si continui su questa strada, è anche cattiva pubblicità per una proprietà così importante nell’imprenditoria italiana. Ma è anche la logica conseguenza di evidenti forzature, messe in atto per non cambiare il trend negativo dallo scorso genniao. Come si possa ripartire dallo stesso allenatore che più volte aveva dato segni di insofferenza verso la dirigenza tutta e proprietà compresa, io fatico a capirlo. L’hanno fatto lavorare e bene, aveva entusiamo, insegnava calcio. Salvo poi ridurlo in angolino e più volte silenziato anche brutalmente nel momento di massima resa quando non chiedeva certamente Dani Alves, ma solo onesti mestieranti e non degli invalidi sportivi a supportare quel mezzo miracolo calcistico. E che si pretenda oggi che faccia anche il professionista fino in fondo, l’integerrimo e tutto d’un pezzo fino alla fine a me sembra una cosa perfino ridicola. Paulo Sousa avrebbe avuto un’arma meravigliosa come quella delle dimissioni, si dice già date e rifiutate a suo tempo, magari avrebbe potuto ripetersi, forse ha avuto paura che questa volta le accettassero. Invece ha scelto di continuare, di essere anche lui complice di questo disastro calcistico a cui tutti i tifosi viola stanno assistendo attoniti. E la proprietà ha pensato bene che tutta la stagione sportiva, il loro “progetto” con il quale Corvino avrebbe voluto vincere un trofeo (parole sue) non valesse 7-800 mila euro da riservare ad un cambio d’allenatore, necessario. O meglio potevi anche rinnovargli la fiducia e il contratto facendo rientrare tutto e rimetterlo in sella, un’altra volta si è scelto di isolarlo come successo già con Prandelli prima e Montella poi. La miglior partenza in 90 anni di storia della Fiorentin è stata lo scorso anno con Paulo Sousa, un girone d’andata chiuso a tre punti dal primo posto, stadio pieno, tifosi raggianti e pronti a seguire la squadra ovunque. Da lì anziché partire e spiccare il volo la proprietà ha scelto non solo di arrivare, ma addirittura di tornare indietro a tutta velocità. Quel mercato alla meno fatto con una squadra in piena rampa di lancio ha spezzato tutti i sogni di quei protagonisti, calciatori e allenatore compreso. Mai sentito in vita mia un calciatore chiedere a gran voce un calciatore nel proprio ruolo durante il mercato di riparazione, magari col rischio di perdere il posto, ma con la consapevolezza che sarebbe servito davvero. Eppure è accaduto con Astori, ancora coggi forse l’unico che non ci sta, che prova a metterci la faccia e le parole in questa brutta situazione in cui si trova la Fiorentina. Bene l’impegno e il coraggio, meglio sarebbe stato che anche le sue marcature in area fossero avvenute più spesso davanti all’attaccante e non da dietro rispetto alla provenienza di un cross, ma è forse chiedere troppo in un gruppo che calcisticamente fa errori tanti quanto il buon David e in più non ti chiede neanche scusa. Si è scelto di navigare a vista con la conferma di un allenatore che non sarebbe dovuto restare a guidare questo gruppo, nessun calciatore arrivato durante il mercato estivo ha aumentato il tasso tecnico di questa squadra, molti di loro già ripartiti e gli altri poco utilizzati. Anzi le uniche note liete sono arrivate da calciatori fatti in casa come Bernardeschi e Chiesa, nessuno dei due portati da Corvino peraltro. Non si rinnovano contratti a calciatori fondamentali in questo gruppo, soprattutto senza avere dei degni sostituti, anzi avendo al loro posto il niente. In questo scenario, quello che è avvenuto in Europa League è solo una conseguenza, magari non esattamente logica ma poteva purtroppo accadere, come detto tante volte fin dal giugno scorso. Resta difficilissimo se non impossibile cercare di spiegare tecnicamente come può una squadra in vantaggio di tre gol in casa farsi rimontare così in 15 minuti, ma proprio perché spiegazioni tecniche e tattiche ce sono pochissime se non zero, i motivi secondo me vanno ricercati in quanto sopra descritto. Va da se che vedere giocare e marcare a zona e non uscire sui portatori di palla, ma rintanarsi impauriti in 10 metri è solo dannoso e facilità gli avversari, vedere due linee di 4 così schiacciate indietro pur essendo in vantaggio ancora di due gol non ha nessun senso calcistico. Che non lo si sia capito in 180 minuti è persino delittuoso. Il Borussia si è rialzato con l’aiuto della Fiorentina tutta, ci ha creduto e la Fiorentina ha fatto di tutto per alimentare le speranze dei tedeschi. Non so se in questo finale di stagione ci sarà di nuovo il modo di parlare di questioni legate al campo, la sensazione è che sia veramente difficile possa accadere, ma 4 mesi passati così sono insopportabili, sono troppi. Quattro mesi a parlare di mercato, di nuove gestioni e di nuovi allenatori saranno veramente lunghissimi. A Firenze non siamo abituati all’indifferenza e c’è il rischio che la situazione possa degenerare in una feroce contestazione, le prime avvisaglie sono già arrivate dopo la partita di giovedì sera. E’ tangibile purtroppo oggi la sensazione che quel fuoco che covava sotto la cenere da anni possa divampare in un enorme incendio alimentato da risultati deludenti. Che si sia volutamente ignorato quel fuoco basso è un dato di fatto, quel malessere e fastidio verso una proprietà sempre più distante era abbastanza evidente a chi ha a cuore le sorti della squadra viola, e che sia stato silenziato da discreti risultati è altrettanto chiaro. Appellarsi però ancora oggi al senso di responsabilità della tifoseria per nascondere i propri fallimenti, è ingiusto e sa appunto di fallimento di una gestione intera che ha fatto davvero il suo tempo. Vedremo gli sviluppi nelle prossime settimane.

Antonio F.