
In scena fino a domenica 8 aprile al Teatro di Rifredi, torna Alpenstock di Rémi De Vos.
Cosa c’è di più rassicurante di un alpenstock, il classico bastone per le escursioni alpine? Un oggetto che richiama il calore delle baite di montagna e i balli folkloristici dove simpatici omaccioni in pantaloni corti ballano e si schiaffeggiano natiche e cosce a ritmo di fisarmonica. E cosa può esserci di pericoloso o di sbagliato in parole come purezza, tradizione e ordine? In effetti, niente: sia l’alpenstock che quelle parole sono del tutto inoffensivi, finché stanno appesi sopra al camino. Una volta acceso il fuoco e versato nei calici del buon vino locale, si può contemplarli in pace, mentre fuori nevica e dentro casa si sta così bene mentre ci si incanta a parlare dei bei vecchi tempi, quando non si doveva tenere la porta chiusa a chiave.
Eppure Fritz e Greta, coppia di coniugi residenti in una casetta nella regione alpina e immaginaria del Kirolo, lui terrorizzato dalla contaminazione dei valori locali , lei ossessionata dalla pulizia domestica, la porta di casa la tengono ancora ben aperta. Perché?
Semplice: perché è necessario che da quella porta entri lo straniero, diciamo un balcano-carpatico-transilvano, che sia pronto ad insidiare Greta e che, ospite (in)desiderato fornisca a Fritz dei validi motivi per brandire alpenstock e ideali di purezza e schiantarli sul cranio dell’incauto invasore. Una, due, tre, mille volte.
Angelo Savelli firma la regia di questo testo di Rémi De Vos, autore francese che da sempre riflette sulla crisi dei valori occidentali, e sul palco del Teatro di Rifredi riesce a imprimere ritmo e organicità alle capacità dei tre attori in scena: l’esperienza da monologhista di Antonella Questa, la fisicità e l’onestà di Fulvio Cauteruccio e l’istrionismo del bravissimo Ciro Masella, che risulta (per il modesto parere del sottoscritto articolista), il vero collante dello spettacolo.
Con dinamiche da vaudeville e surrealismo degno de La Guerra Lampo dei fratelli Marx, Alpenstock scorre come una fucilata, o meglio come una badilata in testa, facendoci ridere quando non c’è proprio niente da ridere e soprattutto illudendoci di essere diversi dai suoi protagonisti: noi così progressisti da non aver bisogno del sangue di nessuno, come due coniugi Macbeth qualsiasi.
David Della Scala
Da mercoledì 4 a domenica 8 aprile al Teatro Di Rifredi
info e biglietti: http://www.teatrodirifredi.it/…/stag…/spettacolo/alpenstock/
Firenze Dei Teatri #stagione1718 #forzateatro