
Il Caveman di Maurizio Colombi trionfa di nuovo al Teatro Puccini. La nostra intervista col comico Milanese
Di David Della Scala
L’altra sera sono finalmente andato a teatro a vedere qualcosa di cui sento parlare da anni. Ora, chi mi conosce sa che sono un grande snob, ma grazie a Dio non sono così superbo da resistere alla curiosità di capire perché uno spettacolo sia così popolare, così apprezzato. E dopo aver assistito al Caveman di Maurizio Colombi in scena al Teatro Puccini di Firenze, tutto mi è stato chiaro. Caveman è un successo perché è semplicemente…straordinario.
Tutto nasce da un monologo di Rob Becker “Defending the Caveman”, incentrato sui rapporti uomo donna. La scrittura originale di Becker affronta facendo coesistere la leggerezza con la riflessione antropologica, il tema dell’identità maschile e femminile. Di come la relazione tra i due sessi non sia mutata dalla caverna preistorica all’abitazione piena di elettrodomestici dei tempi moderni, nella quale l’uomo cacciatore e la donna raccoglitrice continuano ad attivare gli stessi schemi comportamentali.
Caveman è un fenomeno internazionale, un testo che viene messo in scena da molti performer in giro per il mondo ma quello di Maurizio Colombi, attore, musicista, regista di musical nel 2012 è stato premiato come il miglior Caveman in circolazione. E un motivo c’è.
Perché vedere sul palco Colombi mentre maneggia questo monologo, ormai suo, è veramente un piacere. La sua padronanza dei tempi, la capacità di gestire i diversi toni dello spettacolo senza far avvertire alcuna discontinuità tra il goliardico e il pedagogico sono sbalorditivi. E soprattutto la sua arte nel coinvolgere il pubblico in sala: non si tratta solo di un comico che cerca un po’ di complicità canzonando qualcuno in platea ma di un abile seminatore di ganci situazionali che vi spingerà a reagire ai suoi stimoli senza che lo vogliate o ve ne accorgiate. Colombi è uno scienziato della reazione del pubblico, un prestigiatore.
Insomma questo Caveman è una macchina corazzatissima, inarrestabile e irresistibile che affida la sua promozione unicamente al passaparola e al gradimento di chi lo ha visto. Tanto che al termine di ogni rappresentazione è possibile acquistare un biglietto per la successiva replica a metà del prezzo. Mediamente il numero dei biglietti venduti dopo ogni spettacolo si aggira intorno a sessanta , ottanta. Decine di spettatori che all’uscita decidono di regalare ad una coppia di amici due biglietti o semplicemente vogliono rivedere Caveman ancora una volta.
Al termine della serata al Teatro Puccini c’è stata occasione di fare due chiacchiere con Maurizio Colombi, disponibilissimo a rispondere a qualche nostra domanda sul suo Caveman.
Maurizio Colombi, il tuo spettacolo si basa su un monologo di Rob Becker chiamato Defending The Caveman, ce ne parli un po’?
E’ una scrittura di questo autore americano ed è lui che ha iniziato a metterla in scena. Originariamente durava una mezz’ora e da lì si è sviluppato uno spettacolo che si fa ancora adesso in giro, ad esempio a Las Vegas. Io ho iniziato a portarlo sul palco in italia 10 anni fa e ho inserito altre idee. Nel 2012 il mio è stato premiato come miglior Caveman nel mondo.
Parlaci di questo riconoscimento, ti è stato dato dalla produzione originale?
Si, la Mogul, la produzione originale, aveva già 18 attori che lo facevano soprattutto in locali più piccoli, 50 posti, 80 posti, luoghi più raccolti. Quando hanno visto il mio all’inizio si sono un po’ arrabbiati, perché io lo facevo nei teatri con una band e altri elementi scenici, per cui i costi erano un po’ più elevati. Però gli è piaciuta la mia versione e allora abbiamo provato a farlo con 4 attori, uno spagnolo, un francese, uno svizzero-francese e un tedesco. E’ andata benissimo e dopo due anni il Caveman italiano ha ottenuto il premio, appunto, come quello migliore nel mondo. Da allora ogni anno vado a Ginevra e istruisco tre, quattro, cinque attori e passo loro questa versione qua. Poi ognuno di loro la fa sua ed è libero di buttarci dentro quello che vuole.
E’ una bella soddisfazione
Si, dai è molto bello. Pensa che adesso sono l’attore più longevo che fa Caveman.
Defending the Caveman si potrebbe tradurre come “Salvare, proteggere l’uomo delle caverne”. Ma se l’uomo, il maschile va difeso, qual’è il pericolo, la minaccia più grande che incombe su di lui?
Che perda completamente la sua indole. Il nuovo capitolo di Caveman che per ora faccio solo a Milano parla anche del mondo gay. Come ho accennato nello spettacolo di stasera esistono due universi, quello femminile e quello gay che oggi hanno ben chiare le loro caratteristiche, la loro posizione. In questo quadro però l’uomo eterosessuale rimane spiazzato, ha perso un po’ la sua funzione e la sua coscienza maschile. Ma allo stesso tempo secondo me c’è anche una perdita di coscienza femminile. Nel Caveman di stasera ho parlato dell’evoluzione dell’uomo dagli anni 50 a oggi: nel secondo capitolo che sto facendo a Milano parlo dell’evoluzione femminile, da Marlyn Monroe ad Angela Merkel.
Quindi Defending The Cavewoman?
Si, Defending the Cavewoman.
Nel tuo spettacolo c’è poesia, c’è musica e scomodiamo pure la parola… c’è filosofia.
(ride) si, si.
Ma una cosa che personalmente ho gradito è il contrasto con un umorismo da stand up comedian che, vivaddio, si basa anche sui luoghi comuni. Ora, ti chiedo: i luoghi comuni sono posti pericolosi da evitare come la peste, oppure si possono frequentare?
Secondo me si possono frequentare. Chiaramente è necessario stare sempre un po’ indietro per non farli diventare volgari. Stasera ad esempio nella parte dello spettacolo sul sesso ho utilizzato la scusa dei bambini presenti in sala per tenermi soft e non valicare quel confine labile che altrimenti farebbe diventare tutto scontato, troppo cabaret. Invece così credo che lo spettacolo non sia mai volgare.
Un’ultima cosa: stasera mettendo in scena il tipico dialogo confidenziale e sbrigativo tra due uomini hai scelto di usare un appellativo fiorentino, che presumo ti sia stato suggerito: Bucaiolo (leggi Buhaiolo). Ma ti sei fatto anche spiegare cosa significa esattamente?
No (ride)
Non preoccuparti, tanto a Firenze nessuno sa esattamente cosa voglia dire.
Ah, ecco. Perché mi hanno detto che è proprio un termine classico, come da noi pirla. Pirla a Milano sembra una parolaccia, invece è uno che “pirla” in giro. Sai, come nel gioco della pirla.
Cioè una trottola?
Si, una trottola. Magari si potrebbe associare al pene o ad una cosa volgare e invece pirla non è una parolaccia in milanese.
Ok. Io non ti do la mia etimologia di bucaiolo, tanto come tutti i fiorentini ne ho una, ma come ognuna è diversa da tutte le altre.
Spero non sia una cosa troppo offensiva.
No, non preoccuparti. Cercala su wikipedia, ok?
(ride) va bene, ve bene.
Grazie mille.
Grazie a voi.
Attenzione:
Caveman tornerà al Teatro Puccini Martedì 4 dicembre.Per info www.teatropuccini.it
Caveman
ATTORE: Maurizio Colombi
AUTORE DEL TESTO ORIGINALE: Rob Becker
COACH: Rod Goodall
Regia : Teo Teocoli
ATTRICE VIDEO: Elisa Panfili
VIDEO: Beggi Jonsson
PRODUZIONE: Gennaro D’Avanzo SOLDOUT srl e Mogul Holding
ADATTAMENTO TESTO: Maurizio Colombi – John Peter Sloan
DISEGNO LUCI: Raffaele Perin