Era notte quando apparve… la Bruna

Alessandro Riccio “scompare” sul palco del Teatro Di Rifredi e lascia il posto alla sua meravigliosa e indimenticabile Bruna

 

Di David Della Scala

 

Una sera un attore decide di trasformarsi nel suo personaggio. Così si trucca, indossa un costume, sale sul palco e comincia a dire e a fare quello che il personaggio direbbe e farebbe. Ora, si dà il caso che il nostro attore sia per giunta un bravo attore e che il suo personaggio sia particolarmente divertente, ben scritto, diciamo pure irresistibile. La gente tra il pubblico ride, si diverte e intanto lo spettacolo va avanti, minuto dopo minuto, gesto dopo gesto… fino a che non avviene qualcosa di inaspettato, di stupefacente.

In ogni metamorfosi vi è un momento sottile, difficile da percepire e ancor meno da ricordare: quello in cui all’improvviso ci rendiamo conto che l’attore è sparito e davanti a noi c’è solo il personaggio. Così ieri sera, nel foyer del Teatro Di Rifredi allestito per l’occasione come un caffè cabaret, ad un certo punto Alessandro Riccio è scomparso e al suo posto è rimasta lei…la Bruna.

 

Si, perché durante la rappresentazione del suo Bruna è la notte l’attore fiorentino si è letteralmente trasformato in una cantante ormai sul viale del tramonto che ha calcato i peggiori palchi della provincia toscana, dalle sagre del tortello mugellano alle sale di attesa dei postriboli ante legge Merlin, sempre accompagnata al piano dal fedele Franchino, oramai rassegnato alle intemperanze e ai dileggi della spigolosa diva.

Nel ruolo di Franchino  a fianco di Alessandro Riccio, un bravissimo Alberto Becucci: l’attore e il polistrumentista hanno creato questo spettacolo imperniandolo sulle scelte musicali, tra brani sconosciuti e un raffinatissimo repertorio che comprende Laura Betti (bellissima l’interpretazione di Riccio/Bruna di Quella Cosa in Lombardia) e Cesare Andrea Bixio da contrapporre alle richieste del pubblico, sempre più convinto di avere di fronte una vera cantante da balera e non un personaggio teatrale. Ed è proprio provocando la reazione del pubblico che Riccio riesce a ottenere la tridimensionalità della sua Bruna, che a volte acconsente a cantare tormentoni come Azzurro o Zingara ma spesso rifiuta e impone piuttosto interpretazioni poetiche di Calvino e Alda Merini, perfettamente incastonate nel testo, con il sapiente e mai perentorio citazionismo che è una delle caratteristiche della drammaturgia di Alessandro Riccio.

E così tra parole oscene, musica, sorsate di liquore, aneddoti e poesia la nostra vecchia Bruna canta, racconta del suo passato e diviene sempre più vera, più credibile, più ubriaca, più lasciva fino al finale in cui finirà per rivelare il fiore del suo mistero.

Bruna è la notte non è solo una divertente prova en travesti di un bravo attore, ma l’occasione di incontrare una grande, indimenticabile e cialtronesca artista e il suo universo fatto di musica, ricordi e poesia. Che per usare le sue parole, sono le uniche tre cose per le quali valga la pena vivere.