
Al Teatro di Rifedi, gli spagnoli Yllana in una pirotecnica storia di cucina e di oridinario cannibalismo.
Di David Della Scala
Una volta si chiamavano cuochi e stavano in cucina. Ora si chiamano Chef e sono…dappertutto. Sulle copertina delle riviste, dei libri, in televisione e ogni tanto ma solo ogni tanto, davanti ai fornelli. Del resto siamo ormai una società gastromaniaca composta da individui che mangiano parlando di cibo, viaggiano fotografando il cibo e si descrivono agli altri snocciolando un elenco di intolleranze alimentari. Le cucine stesse, da antri soffocanti e sudaticci dove avveniva l’indicibile, si sono trasformate in sfavillanti laboratori nei quali la creatività dei loro signori indiscussi è mostrata ai clienti attraverso un vetro. Ma naturalmente vale sempre il vecchio adagio per cui se vuoi tenere una cosa nascosta non devi fare altro che metterla bene in mostra: l’indicibile avviene ancora, anche nelle moderne cucine a vista di oggi. Eccome se avviene.
La compagnia madrilena Yllana nel suo Chefs mette in scena proprio l’indicibile del mondo della cucina stellata: il divismo dei suoi protagonisti, la falsità e la crudeltà dei suoi rapporti, la vacuità delle sue proposte e l’isterica schizofrenia dei palati di coloro che da semplici commensali e clienti di un ristorante si sono trasformati nel pubblico del grande spettacolo illusionistico delle moda culinaria. Un pubblico che a volte si beve (e mangia) tutto, ma che al cambiar del vento è pronto a divorarsi vivo il prestigiatore.
Adorabilmente costruito per stereotipi, coi suoi personaggi volutamente privi di profondità e tutti affidati alla bravura e alla gestualità dei quattro membri della compagnia Yllana, Chefs è uno spettacolo pirotecnico e incalzante dove c’è di tutto: l’immediatezza del vaudeville, il senso del rocambolesco e del circense, le scenografie e i costumi che divengono macchine che inghiottono i personaggi e li trasformano, piccoli numeri di prestidigitazione delicatamente inseriti nell’azione narrativa che lì per lì fanno semplicemente ridere ma che a ripensarci dopo ti spingono a chiederti “Ok, ma come diavolo ha fatto ?!”.
E sopra ogni cosa, stupisce la comunicativa di Chefs: mentre gag e trovate visuali si susseguono sul palco, i personaggi non smettono mai di parlare, o meglio di sfornare parole. I dialoghi sono interamente costruiti sull’inesattezza delle fascinazioni anglofone e francofone tipiche dell’alta cucina, o sulla stereotipia di un italiano legato agli archetipi sonori di “mamma –pasta – grappa”, oppure attorno all’ imitazione di un giapponese da barzelletta tra suoni gutturali e ripetuti “arigato”, fino alla semplice lallazione. Eppure questa lingua inventata, questo grammelot frutto di un collage sonoro di luoghi comuni, funziona. Il suono delle parole strampalate si intreccia ai gesti umoristici degli attori a loro volta perfettamente in sincrono con le sonorizzazioni, creando un linguaggio onomatopeico, universale.
Bang, crash, mamma, ahi, uh lalà, glu glu glu, new cousine! Gestualità, suono e parola rendono i quattro personaggi di Chefs deliziosamente bidimensionali, come fossero veri e propri cartoni animati viventi.
E così, egocentrici come Duffy Duck e dissociati come Bugs Bunny, i protagonisti di Chefs danno vita ad una storia di cucina e di ordinario cannibalismo coi controfiocchi: spietata, amorale e… dannatamente divertente.
YLLANA (SPAGNA)
CHEFS
scenografia Anna Tusell, costumi Gabriela Salaverri
luci Diego Domínguez, Iván González, suono Iván González
>> da venerdì 28 a lunedì 31 dicembre
Circuito Boxoffice Toscana e TicketOne
online>>https://bit.ly/2QXxUbj