
Torna a Firenze lo spettacolo di Cristian Ceresoli
Un corpo nudo, una voce lancinante, un testo scabroso e poetico: questo è La Merda il monologo scritto da Cristian Ceresoli e interpretato da Silvia Gallerano. Stiamo parlando di un figliol prodigo del teatro italiano che ha dovuto intraprendere un lungo viaggio fuori dai nostri confini per trovare chi lo potesse apprezzare e capire. La storia è quella di una ragazza non bella, o almeno non abbastanza per poter entrare nella società delle Cosce e della Libertà senza farsi largo con tutta la sua ostinazione, con tutta la sua rabbia.
Nel 2012 il testo vince al Fringe Festival di Edimburgo il premio per la scrittura e poi Londra, Adelaide, Vancouver, Berlino…per sei anni La Merda registra il tutto esaurito ovunque venga messo in scena. Migliaia di spettatori di tutto il mondo lo inseguono e lo applaudono. Il Times lo ha definito “straordinario”, il Guardian a proposito dell’interpretazione di Silvia Gallerano ha scritto “è così sublime da strapparti la pelle di dosso”.
Qua da noi invece, lo spettacolo ha provocato una certa pruderie: forse per il suo linguaggio, forse per la nudità della sua interprete, ma più probabilmente per la dedica ai 150 anni dell’Unità d’Italia che l’autore Cristian Ceresoli ha voluto includere nella sua opera. Una provocazione, certo, ma soprattutto una denuncia di quel genocidio della cultura da anni perpetuato nel nostro paese, dove ogni forma d’arte, il teatro in testa, si è allontanata dalla quotidianità e dalla gente, ormai tanto ostile all’onestà intellettuale quanto ben disposta verso quei rassicuranti scenari iperuranici che esistono solo nella testa degli autori televisivi e degli scrittori di best seller stagionali.
La Merda non è né rassicurante, né iperuranica. La Merda è reale: può infastidire, schifare, puzzare, ma forse stavolta ce la meritiamo. Anche qua, nel paese del sole.
David Della Scala