
Il 18 e il 19 Maggio alle Ex Scuderie Delle Cascine.
Le cose accadono o sono già accadute. Il futuro, quello da costruire con le proprie mani, è un’illusione, un abbaglio. Al massimo un gioco di prestigio che è destinato a breve vita se messo di fronte alla realtà dell’esistenza.
Così è nella vita reale, così è nei drammi. E così è per Gregers Werle, protagonista de L’Anitra Selvatica, il testo di Henrik Ibsen che Federica Santoro porta in scena alle Ex Scuderie della Cascine nell’ambito di Fabbrica Europa. Federica Santoro che è regista, che è performer, ma soprattutto che è attrice nel senso più letterale del termine: ovvero una che agisce. E agire vuol dire incidere, tagliare, reinterpretare e magari, a dirla con parole crude, sputtanare. Proprio come nel dramma il giovane Gregers intende sputtanare il padre in quella che ai suoi occhi è una losca trama intessuta dal vecchio magnate ai danni dei suoi sottoposti.
Un corpo a corpo, quello tra la Santoro e il testo di Ibsen, che si preannuncia licenzioso e provocatorio, nonché molto ambizioso. Sì, perché L’Anitra Selvatica sarà smontato in due “quadri” teatrali: il primo, “i Sommersi” che verrà rappresentato il 18 e il 19 maggio a Fabbrica Europa e il secondo “L’ Aperto” per il quale dovremo aspettare fino al 2019. Raro, singolare e vogliamo sperare prezioso il fatto che una performance ci offra così tanto tempo per digerirla, ripensarla e ricollegarla alla sua seconda parte: un gioco col tempo, un gioco con un grande testo, una grande scommessa, qualcosa di cui potrebbe valere la pena essere spettatori.
David Della Scala
L’Anitra selvatica, diretto da Federica Santoro.
Dal 18 al 19 Maggio presso le Ex Scuderie delle Cascine per Fabbrica Europa
a cura di Federica Santoro e Luca Tilli
regia e adattamento drammaturgico: Federica Santoro
musiche: Luca Tilli
scene: Marina Schindler
disegno luci: Dario Salvagnini
performer: Federica Santoro , Gabriele Portoghese, Luca Tilli
collaboratori artistici: Ettore Frani e Paola Feraiorni
Il quadro in scena, del ciclo “ I Sommersi”, è del pittore Ettore Frani