
Parlare con i fiorentini del Parco delle Cascine può produrre le reazioni più disparate. Alcuni si affretteranno a sottolineare la sua funzione di polmone verde della città, altri sbotteranno indignati per le sempre nuove forme di degrado che secondo i titoli dei giornali lo infestano. I più maliziosi, invece, si daranno di gomito, producendosi in toscanissime allusioni sulla fauna che il Parco delle Cascine ha sempre ospitato già prima che Oduardo Spadaro cantasse delle lascive movenze delle “donnine di Firenze” che popolavano le notti delle Cascine.
Eppure chi il Parco delle Cascine ha il coraggio di frequentarlo invece di evitarlo, non può non constatare quanto negli ultimi anni le cose stiano cambiando. Da marginale terra di nessuno, le Cascine stanno tornando ad essere uno spazio al quale chi vive a Firenze, a prescindere che vi sia nato o meno, non intende rinunciare.
E’ vero che recentemente sono stati concessi alcuni spazi a grandi eventi musicali e ad altre iniziative temporanee. Tuttavia il merito di questo positivo seppur lentissimo cambiamento di prospettiva non è tanto da attribuire alle varie amministrazioni che spesso e volentieri hanno scelto di bollare le Cascine come territorio ingestibile atto solo alla ghettizzazione di fenomeni come lo spaccio e la prostituzione, ma alla voglia dei cittadini di abitare e vivere il Parco delle Cascine preferendolo allo shopping domenicale nelle gallerie dei centri commerciali e ai tapirulan dei centri fitness.
E bisogna ammetterlo sono stati proprio i nuovi fiorentini, quei cittadini provenienti da tutto il mondo che a Firenze non sono nati ma che da subito si sono resi conto di quanto la bellezza del Parco delle Cascine fosse sprecata, che hanno ricordato ai fiorentini autoctoni quanto quello spazio poteva essere il luogo ideale per passare il tempo con la famiglia, con gli amici o semplicemente per passeggiare nel verde dopo una giornata di lavoro. Sto parlando delle tanto vituperate grigliate dei peruviani o delle chiassose partite di calcio dei senegalesi che tanto infastidivano qualche anno fa i così detti fiorentini doc, così doc che alle Cascine non volevano più metterci piede. Ma alla fine, vuoi per orgoglio, vuoi per riflessione, ecco che anche chi le Cascine le temeva tanto è tornato a frequentarle, a ripopolarle, a viverle e ognuno con il suo livello di tolleranza o di socialità, a meritarsi a pieno il diritto di avere voce in capitolo su ciò che al Parco Delle Cascine avviene, anche di sbagliato e illegale. E stavolta vedendolo con i propri occhi e non leggendolo sui titoli dei quotidiani. Ma con quegli stessi occhi oltre a quegli aspetti di degrado che innegabilmente ancora sono presenti nel parco, tornare a vedere la bellezza, la storia, l’atmosfera civile e di convivenza che le Cascine sanno offrire.
Ed ecco che in una città sfregiata e fiera, sempre più privata di spazi comuni, svenduta e insofferente, un vecchio assioma torna a funzionare perfettamente, inaspettatamente: dove c’è vita, il degrado scompare. Più persone frequentano il parco, più si riducono gli spazi del malaffare. Una segnalazione ben motivata di un cittadino vale più di dieci retate, di cento ordinanze, di mille sottoscrizioni su change.org. E sopratutto, vivere un’ora in uno spazio della propria città vale più di una vita passata ad averne paura.
David Della Scala